di cosa parliamo quando parliamo di REDO

0: avvertenza e modalità d’uso: Vorrei aprire un confronto, una concatenazione di riflessioni da condividere. Per praticità nello scrivere eviterò il più possibile di intercalare le mie note con espressioni del tipo “a mio parere” “secondo me” etc. Per me è sottinteso che quando scrivo è “secondo me” , io non credo nei pareri vincolanti, nei diktat o nelle regole ferree e non è infatti un caso che  il cosiddetto manifesto di REDO si intitolasse IPOTESI REDO. Ratificato questo, andiamo avanti..

1: REDO_blog

Probabilmente, il senso dello spazio elettronico – il blog – deve essere soprattutto questo: lo spazio dove elaborare i contenuti teorici, le ipotesi, le perplessità, le analisi. Penso che un po’ per tutti/e gli incontri serali siano una piacevole mediazione tra la costruzione di una pratica operativa e l’incameramento di inputs ma credo altresì che sia pressoché impossibile elaborare e sviscerare , in tempo reale, le idee, le proposte, le sensazioni.Il blog di REDO è quindi il naturale prolungamento degli incontri del martedì; un’appendice immateriale che non può prescindere dall’incontro fisico. Cioè, io credo che il Blog non sia un optional, o meglio non lo è nel momento in cui viene utilizzato come strumento integrativo allo scambio di sollecitazioni che si “celebra” il martedì, luogo di confronto orizzontale (e su questo concetto ci tornerò in seguito) al di là della sezione di spazio/tempo condivisibile, spazio-tempo che peraltro subisce la fisiologica “mollezza” del fine-giornata –  di certo non il periodo ottimale per elaborare pensieri complessi.

 

 2. REDOrizzontale

La genesi di REDO è legata al mio personale percorso di osservazioni e riflessioni, a curiosità e stimoli, a incroci e riflessioni. Ognun@ ha la sua rete di relazioni che è inutile stare a sviscerare e reputo superfluo rintracciare per forza di cose i meccanismi per cui un insieme di individui si aggrega.Nel momento in cui un’idea si palesa, si rende pubblica , si offre in condivisione, è implicito pensarne – anzi, auspicarne – la sua modifica, la sua trasformazione. Le idee non appartengono a nessun@ e alle pratiche che da esse si sviluppano spetta il compito di caratterizzarle ma non di accaparrarsene la proprietà. Dico questo per chiarire che io non credo – tra l’altro – all’esistenza di idee “buone” o “cattive”, né di “migliori” vs “peggiori”: le idee senza pratiche non vanno da nessuna parte, le pratiche senza idee.. peggio di peggio.Lo spartiacque, quindi, resta solo quello della trasformazione dell’idea – del “progetto” – in “azione” ; e solo questa permette di verificare gli slittamenti, le evoluzioni o le derive dall’idea di partenza. Solo l’azione permette l’analisi, la riflessione.L’orizzontalità della condivisione diventa così contemporaneamente “causa” ed “effetto” per la verifica dell’ipotesi REDO

 

3. Documenti_orizzonti_territori

Stamattina leggevo alcune riflessioni di Ascanio Celestini (rintracciate da Tiziana nel suo percorso di deriva ed esplorazione della drammaturgia contemporanea.). Il testo di queste osservazioni lo troverete nei prossimi giorni nella solita copisteria. Celestini afferma: “ il racconto non è un monologo ma è basato sull’INTER-VISTA e quindi sull’incrocio di sguardi; perché chi racconta, racconta sempre perché qualcuno gli risponda, perché qualcuno gli faccia delle domande”.Il sottotitolo di REDO è in realtà più che un sottotitolo; è una indicazione sia di metodo che di percorso: documentarsi permette di scoprire gli orizzonti, e gli orizzonti altro non sono che una mutevole linea  di confine tra territori conosciuti e da conoscere. Sebbene REDO resti un’ipotesi ancora tutta da verificare, la sua pratica è quindi strumento esemplificativo per la costruzione di un’identità consapevole, auto-indotta.Ma l’identità ha bisogno di essere condivisa, di essere patrimonio collettivo e questo spiega perché l’ipotesi/la pratica REDO non può che essere una pratica collettiva: una pratica che accomuni narratori e astanti, documentatori e documenti, al punto tale da renderne impossibile la scissione. 

 

4. RE-DO

REDO, per chi non lo sapesse, deriva dalla parola che indica nei software la combinazione di tasti per recuperare un’operazione “seppellita” dalle successive. Quando giocavo con i nomi, cercandone uno per questa idea/ipotesi/esperimento/etc., ho riflettuto un bel po’ sull’opportunità di usare proprio questa parola: il concetto di “recupero” può essere pericoloso e si presta a fraintendimenti – soprattutto nella nostra epoca dove il  “recuperare”  è spesso sinonimo di “revisionare”…Probabilmente il termine “redo” è rimasto innanzitutto per il suono – anche io ho le mie velleità estetiche! – ma anche perché mi sono convinto che il concetto del recupero non può essere lasciato nelle mani delle schiere di intellettuali da cabaret che – non trovo espressione migliore – “nni fanno minnitta” , riducendo tutto ad una poltiglia da plasmare a seconda delle esigenze del palinsesto culturale (si veda, ad esempio, un altro dei mie sermoni dal titolo “Parrucconi e…” o, meglio ancora, vi invito a rintracciare le forbite invettive di Giorgio Bocca all’indirizzo di Gianpaolo Pansa). REDO, si sa, è un viaggio nel presente che osserva il passato tanto quanto il futuro, è una necessità per capire da dove viene tutta questa melma e come sia possibile non solo “surfarci” sopra ma anche arginarla (scusate, ma la metafora del surf è un omaggio cui non ho saputo resistere). E’ una necessità contemporanea, un’emergenza – nel senso di qualcosa che emerge- dei giorni nostri in cui il potere si arrocca nelle sue torri traballanti e l’Essere pretende di rimpadronirsi del proprio destino, del proprio territori di oggi e di domani. 

 

5. MASCULIATA

Fino a questo punto vi siete sorbiti/e circa 840 parole (più di 4600 caratteri) compressi in una serie di riflessioni che molto probabilmente non aggiungono nulla di nuovo. Ma per me REDO è anche un processo di consapevolezza giustappunto orizzontale e le elaborazioni formali della sua essenza sono una propaggine che non voglio perdermi.Fine del sermone, pi sta vota…

ZUd8

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