Progetto9

souvenir di bandita

carissimi e carissime,

come è noto ai più assidui frequentatori delle riunioni del martedì, siamo stati invitati a prendere parte alla rassegna video “mappa” organizzata dal laboratorio zeta (che colgo l’occasione per ringraziare dello spazio concesso a redo nell’ultima newsletter – a chi ancora non la ricevesse consigliamo caldamente di iscriversi al servizio… non c’è di che totò -). si è posta quindi la necessità di pensare a quale possa essere il contributo di redo alla rassegna, aldilà delle modalità secondo le quali questo contributo possa articolarsi, argomento questo ancora da definire. una delle ipotesi che sono venute fuori è quella di realizzare un video sulle borgate marinare, o meglio, un video su una delle borgate marinare di palermo, nella fattispecie “bandita”. come il buon dario non ha mancato di sottolineare, tale video potrebbe essere il primo di una serie che focalizzi la propria attenzione proprio sui quartieri della nostra città che sono nel bene e nel male legati al mare.
trovandomi domenica proprio a bandita, per questioni della massima importanza (…), ho pensato bene di raccogliere informazioni che credo ci tornino utili per iniziare a ragionare assieme su come possiamo muoverci. ecco il mio resoconto.
la bandita, o meglio la “sbannuta”, nasce all’inizio dell’800; si narra che il nome del quartiere dovrebbe derivare da quello di una donna che dava ospitalità nella sua taverna a gente “non proprio a modino”.
agli inizi del ‘900 venne inaugurata una linea ferroviaria che collegava corleone a palermo e si fermava a sant’erasmo (quello che ora è l’ex deposito locomotive). le rotaie tagliavano longitudinalmente bandita e si trovavano ad un’esigua distanza dal mare che negli anni si è andato progressivamente ritirando. alcuni autoctoni ricordano come più di una persona morì sotto il treno e ancora di più furono le galline, che a quel tempo scorazzavano felici e inconsapevoli per la strada, a lasciarci letteralmente le penne. la tratta ferroviaria fu in funzione fino a metà degli anni ’50 del secolo scorso.
solo dieci anni dopo bandita si presentava come un quartiere pullulante di vita, grazie alle diverse attività commerciali e ricreative che sorgevano lungo poche centinaia di metri su via messina marine. due trattorie: “piatti e pignate” e “il campanile d’oro” (ancora esistente). il nome “piatti e pignate” non fu casuale: il proprietario, sig. “pippinazzu”, oltre a svolgere l’attività di ristoratore vendeva, a bordo del suo carretto a “trazione mulare”, stoviglie di varie forme e misure, che spesso andava a comprare anche in provincia di palermo (stando via da casa anche due o tre giorni). accanto al campanile d’oro di don carmelo, in uno spazio tuttora esistente che dà sul mare, c’era chi pensava bene di affittare tavoli e sedie alla gente che veniva a trascorrere una giornata di relax portandosi il cibo da casa. non mancavano inoltre i beneamati banchetti per la vendita di anguria, babbaluci e bibite, come la ben nota gazzosa al caffè (altro che coca cola!).
a distanza di soli 30 metri circa l’uno dall’altro erano altre due baracche: una di “vicinzuni”, l’altra dello “sciacallo”, dedite entrambe alla vendita di polpo bollito. i due, rendendosi  conto del conflitto di interesse derivante dal fatto che vendevano lo stesso bene “di prima necessità” e dalla vistosa vicinanza, avevano deciso di alternarsi e stare aperti a giorni alterni. gli appassionati erano soliti fermarsi a fare uno spuntino con sole 200-400 lire andando o tornando dal lavoro. (io che l’ho provato posso confermarvelo: il polpo di “grande vincenzo” era davvero squisito).
due erano i bar-gelateria della zona, che producevano gelato rigorosamente artigianale.
a ridosso della costa, prospiciente il porticciolo, sorgeva l’arena della borgata che prendeva il nome dalla stessa. il cinema era un richiamo fortissimo e l’arena era spesso stracolma di gente, soprattutto quando sullo schermo passavano i melodrammi di raffaello matarazzo con amedeo nazzari e yvonne sanson (catene, i figli di nessuno, tormento…wow! – non è un commento ironico, bensì un’apologia del polpettone strappalacrime -). altri generi molto gettonati erano il peplum (maciste all’inferno, maciste nella terra dei ciclopi, maciste in circonvallazione…questo sì…è un commento ironico…), la commedia (soprattutto nella sua sottocategoria romantica) ed il western dei butteri di importazione.
la borgata, racchiusa tra il mare e una vasta zona di terreni con pochi fabbricati, basava la sua identità sostanzialmente sull’agricoltura e la pesca, che negli anni ’70 ricevette un vivo impulso in seguito alla costruzione del porticciolo ancora ora (in parte…) visibile. anche sulla costruzione del porto esistono dei racconti interessanti, a quanto pare fu opera di un tedesco che era ospite della comunità sbannutara…tuttavia aspetto di avere maggiori informazioni e conferme sulla notizia. la flotta di bandita contava due (o tre, da verificare) pescherecci. ricordo ancora quando fu inaugurato uno dei due: l’apollo XII. fu festa grande: gli abitanti del quartiere furono invitati a bordo per una gita in mezzo al mare, io, ancora molto piccolo, guardai malinconico il grandioso evento dalla terrazza di casa di mia nonna (prospiciente il porticciolo)…
a ridosso della borgata, in una zona di confine con il quartiere sperone (zona vetrano) sorgevano i “bagni della salute”, così chiamati per gli effetti benefici delle alghe presenti nelle sue acque (penso che sarebbe interessante constatare se queste chiare fresche e dolci acque conservino ancora tali proprietà salutari…e ritengo che la persona adatta ad assolvere a tale scopo potrebbe essere antonio…eh eh…dai che male che vada ti cresce il terzo occhio…). i bagni della salute, assieme ai bagni petrucci ed ai bagni virzì, entrambi siti in zona romagnolo, erano meta di folle di palermitani che arrivavano anche dalla città a bordo di lapini (all’antica), carrozze (all’antica
²) ed autobus. agli stabilimenti si accedeva dietro il pagamento di un biglietto e nel fine settimana queste strutture si trasformavano in balere, con tanto di gare danzanti, ricchi premi e cotillon, un’occasione d’oro per trovare l’anima gemella tra uno scatenato twist e un romantico lento (ma tutto sotto l’egida dei papà e mammà). a quanto pare i bagni restarono in attività fino agli inizi degli ’80. la causa della loro chiusura fu ovviamente l’inquinamento, cui concorse la nascita, nei ’70, di una discarica abusiva ad acqua dei corsari (quartiere a ridosso della bandita). a quanto pare la discarica in questione nacque dalla “necessità” di trovare un vicino posto dove collocare la terra risultante dagli scavi per la costruzione di diversi deliziosi palazzoni della zona… ancora adesso questa benedetta discarica (che fin da bambino ho, non a caso, conosciuto con il nome di “scaricatore”) è la principale causa del progressivo interramento che rischia di togliere del tutto il porticciolo a quelle poche famiglie di pescatori ancora rimaste a bandita. nel giro di poco meno di due anni la costa è avanzata tanto da arrivare a metà del piccolo porto (vi invito ad appurarlo coi vostri occhi qualora vi trovaste a passare di lì).
negli ultimi decenni bandita ha subito parecchi mutamenti, nuove attività commerciali sono sorte, l’agricoltura e la pesca ancora reggono (meglio la prima), ma sono notevolmente ridimensionate rispetto al passato… mancano sempre più i pescatori di professione, sostituiti da chi va a pesca nel tempo libero per soddisfare una passione inestinguibile.
qualche rappresentante della vecchia generazione di lupi di mare è ancora in vita (dario & dario hanno avuto modo di constatarlo), bisogna dare loro voce!
credo che ci siano alcuni spunti per una prima riflessione (senza contare che un capitolo a parte è rappresentato dalla festa del quartiere, basti citare l’usanza di trasmettere oralmente i canti in onore della santuzza) bisognerà comunque approfondire le ricerche sfruttando canali istituzionali e non.


tutto questo parlare di bandita mi rende alquanto malinconico…dopotutto resto sempre uno sbannutaro dentro…

a martedì.

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